Pagine

lunedì 5 marzo 2018

Sport’s anime are a way of life: Come anime e manga sportivi mi hanno fatto apprezzare di più lo sport "reale"

Buongiorno lettori!

Foto presa dal web
Febbraio è stato il mese delle Olimpiadi Invernali e niente, ho mai detto quanto mi piacciono le Olimpiadi? Non credo, però se mi seguite sui vari social avrete notato che specifico una cosa nella mia presentazione, ossia "amante di manga e anime (sportivi)". Perché quel "sportivi" tra parentesi? Beh, innanzitutto perché essendo tra parentesi la grammatica dice che è una cosa che si può escludere e non compromette il senso della frase (e infatti leggo e guardo manga e anime di vario genere), ma quelli sportivi hanno rapito il mio cuore state certi che tra le nuove (ma anche vecchie) uscite ho sempre un occhio di riguardo verso quelle che parlano di sport perché mi piacciono in una maniera assurda: mi prendono, spaccano il mio cuore e mi fanno conoscere ed appassionare a sport che non mi interessavano prima. E sapete una cosa? Se adesso apprezzo e guardo con molto più entusiasmo lo sport beh, lo devo senza dubbio a manga e anime...

Iniziamo con una precisazione che stupirà molti di voi: non sono una tipa sportiva. 
E ci ho provato, ne ho provati tanti di sport nella mia breve ma intensa vita, ma non è andata sempre molto bene...

Bicicletta: per due anni ho partecipato ad una gara competitiva di beneficenza e il primo anno sono caduta alla prima curva (non scherzo, la PRIMA, a neanche 200 metri dopo la partenza) e mi sono ritirata; il secondo anno sono caduta nuovamente a metà percorso (dove la strada era sterrata) ma sono riuscita a finirla. La bicicletta la uso occasionalmente su strade lastricate e preferibilmente in piano.

Nuoto: due anni circa di corso e ad oggi riesco a fare un po' di dorso. È una questione psicologica, ho paura di non toccare il fondo con i piedi, dell'acqua alta (e vivi a Venezia, ahahah!). Avrei bisogno di uno psicologo più che di un bagnino, quindi andiamo avanti!

Pallavolo: non male, quello che forse siamo andati più in là facendo quasi 3 anni e provando (inutilmente) ad entrare nella squadra locale Under 15. Certo, la tua battuta faceva schifo ma a ricevere non era malaccio, dai. Extra: squadra di pallavolo con Madre insieme ad un gruppo di madri e figlie al torneo estivo dell'oratorio: eravamo le più simpatiche, non serve aggiungere altro.

Pattinaggio: un annetto scarso di corso che mi ha insegnato quantomeno a stare in piedi, ma ancora oggi quando ti viene la pallida idea di andare a pattinare (perché la pista di pattinaggio, sopratutto all'aria aperta, ti fa andare il cervello in pappa e fremi per entrarci) le tue caviglie piangono e temono di non uscire intere, ma alla fine sopravvivi con qualche ematoma qua e là.

Curling: ebbene sì, ho fatto anche curling, sport del quale molti ignorano l'esistenza o quantomeno il funzionamento (vi lascio un bel video esplicativo che è meglio delle mie inutili parole). Partite divertenti e in compagnia, niente di serio ma sei pur sempre sul ghiaccio e cadere è obbligatorio e non dimentichiamoci una cosa fondamentale, ossia che devi anche avere parecchio culo che la stone non esca dal cerchio (e lo fa, immancabilmente lo fa e perdi, ovvio!)

Palla avvelenata: si includo lo sport più terribile che gli insegnanti possano mai insegnare a dei bambini delle elementari. Però non ero male a schivare le pallonate, riuscivo a rimanere un bel po' in campo ma niente di eccezionale, dopotutto non esiste un campionato di palla avvelenata... (o sbaglio?)

Calcio: all'oratorio ovviamente, un po' tiravo o un po' paravo. Il mio polso si è spaccato una volta per colpa di uno stronzo più grande (e che faceva parte della squadra di calcio locale) che mi ha tirato una pallonata, ma sono ancora integra (fisicamente, psicologicamente ho ancora qualche dubbio...).

Sci alpino: mio padre dopo 15 minuti di lezione da lui stesso condotta ha deciso che il mio spazzaneve era pronto per affrontare un'intera pista e mi ci ha portata a tradimento. Io ho fatto un'intera pista abbastanza decentemente (ovviamente cadendo ogni tanto, ma l'ho fatta) e ho deciso che non avrei mai più seguito da sola mio padre la domenica mattina, lo avrei fatto solo se mia madre si fosse unita a noi (perché lei non scia e non approva certe cose che mio padre voleva farmi fare/provare ecc...)

L'unico mio momento di vera gloria sportiva l'ho avuto con la mia classe di quinta elementare a una competizione denominata Mini-Olimpiadi, dove squadre di diverse scuole elementari della zona si sfidavano in varie competizioni sportive per determinare chi è il più forte (un'idea geniale per abbattere l'autostima di pre-adolescenti, vero?). Siamo arrivati terzi perché al tiro alla fune quegli stronzi della Quinta A ci hanno battuto in finale, l'unica classe che non siamo mai riusciti a battere (sembra inutile specificarlo ma si, ero presa benissimo dal tiro alla fune che poi era l'unica gara alla quale ho partecipato con molto entusiasmo).

In seguito a tutte queste esperienze se non negative quantomeno poco soddisfacenti, e al fatto che o fai sport e socializzi, o sei un escluso sfigato (indovinate in quale categoria rientravo!), ho sviluppato un insano odio per lo sport: ho deciso che lo avrei totalmente escluso dalla mia vita e mi sarei dedicata ad altro, in particolare allo studio e ai libri. Alle medie il mio odio aveva raggiunto l'apice, arrivando a discutere alquanto animatamente con i miei ma anche con i genitori di compagni e amici e nel mio tema di italiano per l'esame di terza media c'era un parte dove mi lamentavo di quanto gli arbitri e gli allenatori sportivi parlino parlino e poi manco sanno giocare al loro sport e in questo modo gli atleti non possono dare un buon risultato, perché non hanno il giusto supporto. 

Foto presa dal web
Aggiungo inoltre che la realtà dove sono cresciuta, il mio paesino sperduto tra le montagne, considera gli sport invernali quasi una religione: lo sci alpino in particolare è una pratica che viene quasi inculcata nella mente come qualcosa di necessario e importantissimo, che DEVI praticare e se non lo fai pecchi, diventi quella strana, l'esclusa quella che rinuncia a sciare per studiare o per fare altro che ovviamente viene considerato meno importante dello sci (pure la scuola). Sia chiaro che è innegabile che lo sci sia il motore economico trainante delle realtà dove sono nata e cresciuta, ma dal liceo in poi ho sempre passato gran parte della mia vita fuori dai suoi confini e per questo ho avuto una visione diversa ed esterna delle cose: mi sono resa conto di volere di più, di voler avere più opportunità al di fuori dello sport, di scegliere la cultura e questo mi faceva sentire bene, mi faceva anche (lo confesso) sentire un pochino superiore agli altri, a quelli che guardavano solo al fisico e non alla mente. Un ragionamento sotto molti punti sbagliato ma lo capisco solo ora, solo ora capisco che il mio ragionamento era alquanto sbagliato e lamentavo che nella vita alcune cose fossero sbagliate mentre lodavo quelle stesse cose vedendole in manga e anime.


Chi non ha passato la sua infanzia a vedere anime (anche se per noi erano semplicemente cartoni animati)? Siamo tutti cresciuti guardando anime sportivi o quantomeno li conosciamo anche solo per nome, in bene e in male: Holly e Benji con i campi chilometrici e le mosse impossibili, Mila e Shiro che non possono stare insieme finché non vincono ogni singola partita di pallavolo (WTF ragazzi!?), ma chi è po' più grande di me cita pure Mimi e la nazionale di pallavolo e Slam dunk; ma tralasciando questi vecchi esempi e guardando al periodo attuale, quanti anime e manga sportivi ci sono e quanti sport hanno trattato i nostri amici nipponici? Oserei dire quasi tutti o comunque un numero davvero sorprendente soprattutto se pensiamo che in Italia sembra che non esista altro sport al di fuori del calcio e tutti gli altri sport acquistano una piccola importanza solo durante le Olimpiadi mentre vengono dimenticati per il resto del tempo (forse solo se uno dei nostri connazionali sale sul podio viene citato, ma non è cosa scontata...).

La varietà nipponica mi ha attratto e appassionato da sempre e il motivo è che credevo che fosse reale, che mostrasse una passione vera, forte, che non esiste nella realtà dove conta solo la vittoria e il guadagno economico. Insomma leggendo e vedendo i protagonisti di questi manga e anime io vedevo che quello che non trovavo nella realtà sportiva che mi circondava: vedevo ragazzi della mia età dare tutto per il loro sport, per i loro compagni di squadra. Mi piaceva tantissimo questa cosa, quella dell'unione della squadra, il fatto che anche il compagno scarso che stava sempre in panchina avesse anche lui la sua importanza, venisse considerato parte integrante e fondamentale della squadra e ad un certo punto anche lui ha il suo piccolo momento di gloria. La felicità e la gioia del praticare il proprio sport e di vincere perché si riesce ad avere quel qualcosa in più rispetto agli avversari mi appassionava tantissimo, mi faceva tifare per i suoi protagonisti e non solo.

Scelte difficili...
Un'altra cosa che adoravo è anche il fatto che gira e rigira non ci sono veri nemici. Mi spiego, la squadra avversaria o l'avversario singolo è un amico-nemico, una persona da sfidare ma che allo stesso tempo ci permette di migliorare: la sfida con lui è positiva e alla fine, non importa se vinti o vincitori, si è amici, si è compagni, lo sport fomenta la nostra amicizia, ci unisce. Nello sport reale io vedevo solo odio: chi tifa una squadra odia in automatico l'avversaria e spesso non si sa ammettere che la propria squadra, i propri beniamini, siano stati battuti perché gli altri erano più capaci, più forti e meritano la vittoria. Negli anime e manga sportivi, notatelo, a parte l'immancabile squadra o avversario nemico-amico che spinge il/i protagonista/i a dare il massimo per arrivare alla sfida contro di loro, che si aiutano ma poi si affrontano; poi anche le squadre secondarie pur a volte essendo rappresentate in maniera negativa alla fine la loro sconfitta gli insegna qualcosa, gli insegna i valori, li porta a cambiare o viene spiegato il perché del loro comportamento, si capisce (forse anche compatisce) per la loro situazione e non si possono odiare. Girano ad esempio tantissimi meme su Haikyu e sul fatto che non si può non amare tutte le squadre che il Karasuno affronta: magari avrete sempre una squadra che preferite sulle altre e una che non vi piace ma odiare in toto? No! E proprio perché conosciamo gli avversari molto bene, conosciamo il loro passato, le loro lotte e difficoltà a volte non troppo diverse da quelle dei protagonisti, vediamo la loro unione e la loro passione nei confronti dello sport e vederli perdere ci dispiace nonostante tutto (non negatelo, abbiamo tutti pianto quanto la Aobajosai ha perso e pure quando mezza Shiratorizawa inizia a piangere per la loro inimmaginabile sconfitta, non negatelo!).

Io pensavo fino a un annetto fa circa che davvero la realtà non avrebbe mai superato la fantasia, che manga e anime sportivi mostrassero IL VERO SPORT, la vera sportività tanto osannata ma immancabilmente messa sempre in un angolo per veri motivi. E pensavo: "Perché devo guardare lo sport reale se mi mostra solo brutte cose, mentre quello di fantasia mi mostra uno sport positivo e incoraggiante?"

Consideravo lo sport vero e quello di manga e anime due entità sperate che non potevano entrare in contatto per alcuna regione. Poi è arrivato Yuri on ice e non avete idea di quanti riferimenti a pattinatori reali e a loro esibizioni ci sono in quest'anime (vi lascio qualche esempio video qui e qui ma il web è pieno!): le sue ideatrici sono delle grandi appassionate di pattinaggio di figura e secondo me si vede, si vede nella cura di questi dettagli che appassionano, divertono ed incuriosiscono sia chi è già appassionato a questo sport sia chi si è avvicinato per la prima volta solo grazie a quest'anime. Nello stesso periodo di Yuri on ice inoltre ho iniziato a leggere e guardare anche Yowamushi Pedal che è una serie bellissima perché ha un elemento in più che fino ad oggi non avevo riscontrato in maniera così evidente negli altri manga e anime nei quali mi ero imbattuta fino ad allora: il riferimento alla vita vera. C'è una scena in uno dei primi episodi (nel manga capitolo 8, nell'anime episodio 3 della prima stagione - e episodio 1 della prima stagione del Drama mettiamo pure lui, avete l'imbarazzo della scelta su come vederla!) che mi colpisce ancora oggi, nel quale la persona che introduce il protagonista Onoda alle gare di bicicletta gli domanda durante la loro sfida "Perché mi stai ancora inseguendo?" visto che la sua vittoria è ormai garantita, Onoda è stremato ma continua a pedalare e raggiungerlo ogni volta che lo distanza e non vuole arrendersi. La risposta è "Perché non ho amici", non ha amici con cui condividere nessuna delle sue passioni. ed è la bici a portarlo ad avvicinarsi ad altre persone e diventarne amico, a condividere le gioie e i dolori di una gara sportiva e ritrovarsi uniti difronte ad un obiettivo comune. E già questo mi commuove perché sono emozioni che tutti abbiamo provato, il voler trovare qualcuno con cui condividere sperienze, emozioni, viaggi, libri, film, ma non è facile....
T__T  #releatingsomuch

Secondo punto ma ben più importante, ci sono tantissime parti dove si guarda al futuro, dove la bicicletta diventa un pretesto e una metafora della vita. Ok, ammetto che è una mia interpretazione super personale ma è difficile non creare un collegamento: i compagni più grandi invitano i più giovani ad andare avanti a lottare per i loro obbiettivi, a diventare più forti e non arrendersi e anche se parlano (ovviamente) della gara che li attende, come possiamo non collegare tali frasi al vivere la propria vita in questo modo, a non arrendersi, andare dritti e decisi verso il traguardo che noi decidiamo? Sono riflessioni e frasi che mi hanno molto catturato e mi hanno fatto riflettere molto. E per ritornare al disceso di prima su amici-nemici, tali discorsi vengono fatti da tutte e due le squadre, anche tra avversari e non è una cosa da dimenticare...

Ho iniziato a valutare anime e manga sportivi in relazione allo sport reale, ho visto anche se poco, sport che conoscevo solo per averli letti nella realtà, ho iniziato a notare più le somiglianze che le differenze. Mi sono resa conto che anche nella realtà c'è una varietà immensa di sport e di situazioni e, abbandonando quei media tradizionali che dedicano troppo (fin troppo!) tempo ad alcuni sport a scapito di altri, ho capito che forse il ragionamento che mi ha accompagnato fino ad allora era sbagliato, o se non totalmente sbagliato (perché il marciume, la corruzione, la anti sportività esistono e non si possono eliminare) ci sono tanti elementi positivi e quegli elementi sono gli stessi che trovo nei miei amati manga e anime (dove forse sono estremizzati certo, non lo nego ma è davvero una cosa sbagliata?). Una squadra guarda sì alla vittoria, ma è unita e si impegna; un atleta non può negare di voler vincere (anche perché non avrebbe senso, diciamolo con franchezza), ma sa che deve dare il massimo per se stesso e gli altri, provarci al limite delle sue forze per quel risultato. E i miei compagni che si impegnavano con gli allenamenti di sci, pallavolo, calcio che avevano di diverso dai protagonisti di anime e manga che hanno come unico pallino fisso il loro sport?

"Di cosa hai bisogno più dell'orgoglio?!" 
Insomma adesso riesco a vedere le cose in maniera diversa, apprezzo le cose in maniera diversa e lo devo a manga e anime. E si, hanno dei cliché molto evidenti, i protagonisti hanno flashback ogni volta che devono segnare un punto, hanno fulmini che gli escono dagli occhi, fanno cose mezze inumane (o che comunque degli adolescenti - ma in qualche caso pure degli adulti - non potrebbero mai fare), ecc. Non lo nego perché è vero, ma personalmente mi piace comunque, perché consociamo i protagonisti e la loro storia e nuovamente quanto sarebbe più bello conoscere di più gli atleti e le loro storie, il loro percorso personale? Di atleti di varie nazionalità, ma inziamo dai nostri che nuovamente o sono calciatori che riempiono le pagine di giornali e i minuti in televisione perché sono usciti con quella modella o che hanno fatto quel casino, altrimenti sappiamo poco nulla dei nostri atleti, di quelli stessi atleti che adesso vengono osannati per le loro medaglie vinte o quasi raggiunte. Ed è una cosa che voglio iniziare a fare perché mi sono appassionata a determinati sport o a determinati atleti e prima li seguivo perché si doveva fare, ma adesso  lo voglio fare con più coscienza anche per poterli apprezzare di più.

Il mio è un percorso personalissimo che si è evoluto nel corso degli anni: e anche se alcuni miei pensieri sono uguali a quelli di me bambina/adolescente (non lo nego), la mia prospettiva generale sullo sport è molto più positiva e meno critica su molti aspetti ed è una cosa che è cambiata grazie a manga, anime, pure qualche libro, perché grazie a questi ho potuto conoscere nuove cose, nuove prospettive e realtà. Non dico che se amate lo sport dovete leggere manga o che se preferite vedere l'ultimo anime sportivo della stagione poi dovete guardare e apprezzare veri atleti, ma il mio vuole essere un invito a riflettere, al guardare e pensare allo sport reale e di fantasia in maniera diversa, anche critica, a vedere sia le cose positive e negative di entrambi e di non separarli in maniera netta, per poter apprezzare lo sport in sé e quello che rappresenta per tante persone al mondo.

The important thing in the Olympic Games is not to win, but to take part; the important thing in Life is not triumph, but the struggle; the essential thing is not to have conquered but to have fought well. To spread these principles is to build up a strong and more valiant and, above all, more scrupulous and more generous humanity.Pierre de Coubertin


Nessun commento:

Posta un commento

Lasciate un commento se vi è piaciuto e meno questo post :)